lunedì 11 maggio 2009

Imma Battaglia capolista di Sinistra e Libertà` alle prossime elezioni europee.

Intervista rilasciata a Gay.tv

(08/05/2009) Alle prossime elezioni, come capolista al sud nella 'Sinistra e Libertà' di Nichi Vendola, ci sarà Imma Battaglia. Dopo 20 anni dedicati all'attivismo gay, il presidente del Dì Gay Project ha risposto alla chiamata di Vendola ed ha accettato di fare politica, convinta che essere 'di sinistra' significhi cambiare, agire, reclamare diritti e non urlare al catastrofismo. Di lei Vendola ha detto che è "una storia meridionale capace di dare l'assalto al cielo". Imma ci ha raccontato perchè la rinascita della sinistra può venire dal sud. Ecco l'intervista del direttore editoriale di GAY.tv Giuliano Federico.

Perché Sinistra e Libertà è così differente dal centro-sinistra di Franceschini e perché lei ha scelto questo partito?
Io so quanto Nichi Vendola sia diverso da Franceschini. Nichi esprime una leadership, Franceschini, nonostante tutta la buona volontà che ci sta mettendo, a tutt’oggi è un vicesegretario subentrato ad un leader sconfitto, in attesa di un congresso che ci si augura faccia capire meglio cos’è il Partito Democratico. Perché ad essere sinceri oggi non ci è ancora chiaro.

Morte le ipotesi Dico e Didorè, in Italia è sceso il silenzio sulla questione delle unioni civili. Lei è candidata per il Parlamento Europeo. Può arrivare da lì una pressione sull’Italia per indurla a legiferare in materia di coppie di fatto?
L’Europa ha dato molti strumenti in questo senso. E’ L’Italia che non li recepisce. E’ in Italia che c’è un vuoto cosmico sui gay ed è l’Italia che dovrebbe decidere di stare in Europa sulle libertà e i diritti civili, invece di guardare chissà dove. Senza pensare che ormai dovremmo ricominciare a parlare oltre che di leggine ad hoc di diritti già previsti dalla Costituzione come il matrimonio. Su questa strada dobbiamo decidere di andare avanti e di non mollare.

Come considera gli aiuti economici del governo Berlusconi per le fasce più povere in relazione alla crisi mondiale di oggi? Aumento effettivo del benessere di chi ne gode o pura strategia nella creazione di ‘clientes elettorali’?
Dalla crisi economica non si esce certo con la social card. Ci vuole un’altra idea di sviluppo e di relazione tra le classi sociali. Ma eviterei demagogia all’opposto di quella che già si fa da parte di tanti, che sia il governo o l’opposizione. Berlsuconi è un abile comunicatore e ha imposto un modello che funziona per attrarre elettori. Qualcuno dice che con il berlusconismo c’è stata una mutazione antropologica degli italiani. Il punto oggi è intervenire su questa mutazione, cercare la strada per ridare un equilibrio a una democrazia che se no rischia di essere monocolore. E’ in questo che Sinistra e Libertà può essere un punto di partenza per molti.

Il segretario generale della Cgil Epifani ha risollevato la proposta di tassare maggiormente i redditi oltre i 150mila euro annui. È una misura che davvero potrebbe arginare la crisi?
Ce lo devono dire gli economisti conti alla mano. Ma se parliamo di fisco sicuramente una misura efficace sarebbe riprendere una lotta vera all’evasione fiscale. In questo paese il cancro vero sta lì. E nell’ingranaggio malato del nostro sistema di welfare, che diversamente da molti altri paesi europei non tutela né i disoccupati, né le donne, né i cosiddetti lavori flessibili. Ma non pensiamo davvero che rapire i manager sia la soluzione.

Cosa c’è secondo lei che non va nel sistema economico mondiale? Quali misure dovrebbero adattare i governi dal punto di vista di occupazione, servizi, interazione tra le Nazioni per aumentare lo stato di benessere di tutti, garantire i diritti e gestire la globalizzazione? Insomma qual è la visione del mondo di Imma Battaglia?
Io credo che nel mondo si sia diffusa la convinzione che si può straguadagnare senza fare investimenti né tanto meno sacrifici, insomma fregado il prossimo. L’esasperazione dei risultati e dei profitti ha fatto esplodere un sistema economico che ha avuto una crescita “innaturale” che gli si è rivoltata contro.
Credo sia necessario un riequilibrio a partire dai valori e dai bisogni, una sorta di sano ridimensionamento che permetta anche di rallentare ritmi di vita estenuanti e competizioni eterne ed estenuanti, insomma come lo slow food anche una slow life per tornare a gustare della vita e della sua profonda bellezza. Per troppo tempo si è fatto la gara a chi faceva più riunioni, chi riceveva più telefonata, e-mail, sms, obiettivi, quote, MBO, premi ecc….senza accorgerci che la vita scorre inesorabile e che non torna mai più indietro. È necessario tornare ad un equilibrio tra ciò che si può e ciò che non si può ed accettarlo con serenità. È necessario dare valore e dignità ad ogni professione, incentivare le aziende negli investimenti attraverso piani di defiscalizzazione come in Irlanda e incentivare anche le moderne forme di collaborazione globale, scambi internazionali per permettere ai nostri giovani di andare all’estero e conoscere e confrontarsi con metodi e modelli lavorativi internazionalmente diversi!!
A me piace la libertà. E l’equivalenza tra libertà e diritti. E c’è gran parte del mondo soprattutto del sud del mondo che questa equazione non l’ha mai vissuta. Quando vedo la spinta che viene da quelli che cercano un approdo nei mari in tempesta credo che dovremmo per un attimo pensare di essere uno di loro e non semplicemente pensare a noi dal nostro punto di osservazione che per quanto possa essere precario resta una posizione privilegiata. Ma da lì viene una spinta vitale che chiede libertà.

Sembra quasi che si stia vivendo in un’epoca mal funzionante nella quale l’insieme di problemi definisce una situazione talvolta senza via d’uscita: riscaldamento globale, disboscamento, terrorismo, omofobia, abuso di potere ‘nucleare’. Lei ha ancora fiducia nell’uomo?
Non mi piace il catastrofismo. Mi piace l’idea di un’umanità volta ad agire, a reclamare diritti, volta a fare ciò che si deve per cambiare. L'esempio migliore viene da Obama e da quanto stia rimettendo al centro l'ambiente, il lavoro, i diritti. In questo mi sento profondamente progressista ed è questa l’idea di sinistra che mi piacerebbe rivedere prendere coraggiosamente un posto in Italia. La contemplazione del malessere e dei disastri appartiene a chi ne sta fuori, a volte sta nei salotti troppo più spesso che dentro la realtà fino a perderne la reale percezione.

La sua lista è quella con la più alta percentuale di donne (40%) e di persone dichiaratamente omosessuali. Perché questa scelta?
Io per esempio è la prima volta che mi candido e quando Nichi Vendola me l’ha proposto, parlandomi di un’avventura, non ho saputo dirgli di no. Ho scelto di non stare alla finestra e di dare il mio contributo. Non so quanto questo porterà alla lista, so che a me costa fatica, perché non sono mai stata né una carrierista della politica né una che ha fatto dell’omosessualità ragione di carriera politica. Lo vivo come un impegno civile. E come tale rimarrà. Spero solo che la lista superi il 4% e che si apra dopo le europee un serio processo di riforma della sinistra italiana.

Esiste secondo lei oggi un problema legato alle forme di rappresentanza?

Abbiamo una democrazia malata, tutto ci dice che siamo a rischio. E non è solo colpa di Berlusconi. Sarebbe troppo facile. E’ colpa di un sistema ereditato da anni e anni di malgoverno centrale e locale. Dobbiamo uscire dalla casta e da un sistema politico in ritardassimo rispetto al resto d’Europa. Scontrarsi sulle veline nelle liste è il sintomo di quanto stiamo messi male.

Lei deve sapere che molte persone omosessuali in Italia si fidano di lei. Ed è così. Lei invece come mai si è fidata di Nichi Vendola?
Sono contenta che 20 anni di completa e volontaria dedizione alla causa gay vengano apprezzati nonostante le critiche a cui il mio non essere mai stata collocata in una precisa appartenenza ideologica – detesto le ideologie – mi sottopone. Sono una che rompe gli schemi. Ma la mia caratteristica è sempre stata quella di sfidare ogni regola per capire fino in fondo il vero significato. E Nichi Vendola ha colto questo di me. Dice che sono una storia meridionale capace di dare l'assalto al cielo. Penso lo stesso di Nichi. Dal sud può venire la rinascita della sinistra.

Quali sono le urgenze dell’Europa?
Acquisire una identità e una forza politica che vadano oltre la somma dei singoli paesi. Trovare le ragioni di un grande sogno politico che ci faccia sentire cittadini europei.

Fatta l’Europa monetaria, dobbiamo solo aspettare pazientemente che passi del tempo prima di avere un’Europa politica oppure istituzioni come Parlamento e Commissione possono imprimere un’accelerazione e come secondo lei?

Chi di noi non pensa a Strasburgo o Bruxelles come luoghi in cui regna una burocrazia ben pagata? Oppure come forme di parcheggio per politici andati in disarmo? Ho letto un recente sondaggio in cui il 40% degli italiani non sa nemmeno che si va a votare e per cosa. Anche qui, servono idee guida, obiettivi, leader. Serve un’anima. Il lavoro, l’economia, la politica internazionale, ma dico anche e soprattutto i diritti civili possono essere per noi un modo di pensare all’Europa anche per cambiare il modo di essere europea dell’Italia.

Lei è d’accordo all’ingresso della Turchia in Europa?
Certo. L’Europa non è quella che guardiamo sulla carta geografica a cui siamo stati abituati a pensare molti anni fa. Rifiutare l’ingresso della Turchia farebbe vincere i peggiori nazionalismi e populismi, aprire alla Turchia, invece significherebbe essere politicamente lungimiranti.

E Israele?
Lì c’è ancora un muro da abbattere. Quello della pacificazione vera e della realizzazione di un processo di pace che parta dal reciproco e pacifico riconoscimento di due stati.

Quali sono i paesi dell’Unione Europea su cui più va fatto un lavoro di tutela per i cittadini LGBT e cosa pensa di proporre?

Ci sono situazioni peggiori della nostra. Ma dico l’Italia. Credo che vada posto in Europa il caso italiano come scandalo di pericolosa involuzione di diritti. Il caso Italia sui diritti negati agli omosessuali e ai transessuali è il primo punto nella mia agenda. Ma tranquilli. E' molto probabile che resterò in Italia. Anche se c’è già chi pensa che potrei essere la prima donna eletta a presiedere l’intergruppo lgbt al Parlamento europeo. Mi lusinga, ma credo che intanto bisogna votare per la lista di Vendola, poi per Imma c’è sempre tempo.

giuliano.federico@gay.tv

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